IL PRETE, IL DIAVOLO E IL PITTORE

di Luciano Cattaneo

 

 

Lasciandosi alle spalle l'incantata Citè di Carcassonne e risalendo a sud i primi contrafforti pirenaici, lo sguardo si riempie di corsi d'acqua, di boschi sempreverdi, di sinuose colline, di neri canyons e di scintillanti vallate; eppure in questo lussureggiante scenario, non si avverte alcuna briosità, nessuno slancio vitale: tutto sembra essere fermo, al di fuori del tempo, come fissato in un incantesimo.

 

 

Qui, dopo Alet-Les-Bains, sorge una collina, la collina maledetta di Rennes-Le-Château: ad essa, forse, è collegata una storia della nostra civiltà occidentale.

 

 

Capitale del regno visigoto, città-forziere del tesoro di Salomone dopo il sacco di Roma del 410, dimora degli ultimi discendenti merovingi, luogo templare e cataro, l'antica Rhedae, oggi appunto Rennes-Le-Château, conserva intatto un segreto che un semplice curato di campagna sembrò svelare alla fine dell'Ottocento.

In una colonna visigota della Chiesa di S. Maria Maddalena, il Prete, Beranger Saunière, trovò nel 1891 quattro pergamene che citavano, tra l'altro, il Pittore, Nicolas Poussin, come depositario di un segreto di inestimabile valore che avrebbe conferito straordinaria potenza a chi l'avesse conosciuto.

 

 

 

 

In pochi anni il curato portò a termine i lavori di restauro della chiesa, la costruzione di una villa principesca, Villa Bethania, l'edificazione di una torre fortezza, Torre Magdala, destinata ad ospitare una biblioteca vastissima: il tutto per l'ammontare di una cifra che ai nostri giorni può essere valutata in 15 miliardi di franchi.

 

 

 

Da dove proveniva quel tesoro?

Era quello di Alarico, era un tesoro templare o era il frutto di un ricatto per mantenere il segreto su un argomento eretico per quei tempi?

Gli scambi culturali avuti in seguito a questa scoperta dal Saunière con alcuni illustri esponenti del mondo esoterico europeo, le visite di illustri personaggi del casato degli Asburgo, l'interesse dimostrato dal prete nei confronti di un quadro di Poussin, ''Les bergers d'Arcadie", lo stesso che Luigi XIV tentò di avere in tutti i modi per conservarlo gelosamente nella sua camera da letto, fanno propendere per l'ultima ipotesi, quella cioè di una storia segreta che investiva la sacralità della vita di Cristo e delle donne del suo seguito: Maria di Bethania e Maria Maddalena.

Nella leggenda del Santo Graal accanto al filone principale che vede in Giuseppe d'Arimatea il custode-portatore della sacra coppa in Gran Bretagna, esiste quello meno noto della Maddalena che, insieme alla Madonna e a S. Anna, diffonde il messaggio cristico in terra di Francia.

Ma, forse, Maddalena, come prima di lei la madre di Cristo, era lo stesso Graal cioè il vaso mirabile che portava il contenuto Cristo, il seme divino.

Simbolicamente la ricerca del Graal s'innesta, quindi, in una salvaguardia del Sangraal, del Sang-Real, del sangue reale e tutta la storia europea può essere rivisitata in questa chiave di lettura che può spiegare l'epopea dei Merovingi discendenti di Meroveo, figlio di due padri, dei Carolingi che, dopo l'usurpazione, innestarono la loro discendenza sul filone dinastico degli stessi vinti e così via fino a Napoleone, che tentò disperatamente attraverso Giuseppina di Beauharnais e Maria Luisa d'Asburgo di ottenere quell'erede che legittimasse, sotto la sua corona, l'unione del potere temporale e spirituale, cosa che era riuscita, fino ad allora, al solo Goffredo di Buglione.

A complicare le cose in questo racconto che può considerarsi un giallo della più classica tradizione, v'è poi la costante presenza del Priorato di Sion, sedicente organizzazione sinarchica della quale sembrano aver fatto parte personaggi del calibro di Nicolas Flamel, Sandro Filipepi, Leonardo da Vinci, Isaac Newton.

Le tracce di questa organizzazione, al di là del suo ipotetico marchio "P.S.", presente un po' dovunque a Rennes-Le-Château, si possono intravedere in un altro piccolo mistero che riproietta il pittore Poussin nella vicenda di Saunière e della sua perlomeno stravagante chiesa, visto che all'interno esiste una statua del Diavolo, Asmodeo, e sul frontone la scritta "Terribilis est locus iste".

 

 

 

Nel 1970, fra Arques e Serres, due cittadine a pochi chilometri da Rennes, fu riscoperta una "tomba" che è del tutto simile a quella raffigurata nel 1656 da Poussin nell'ormai famoso quadro " I pastori dell'Arcadia ": questa "tomba" porta, nel quadro, la fatidica scritta "ET IN ARCADIA EGO''.

 

 

Al di là della traduzione letterale: "Anche io sono nella casa di Dio" o di quella di alcuni suoi anagrammi: "I TEGO ARCANA DEI" (Vattene, io conservo i segreti di Dio), è interessante sottolineare che le misure di questa "tomba" sono in realtà quelle dell'Arca dell'Alleanza anche se volutamente occultate sotto un'opportuna chiave geometrica (Cfr. Esodo XXV,10).

Il termine medioevale di "Foederis Arca", attribuito alla Madonna, trova allora qui il suo punto d'arrivo: nel cielo di Rennes campeggia l'OUROBOROS.

 

 

 

da: IL SIGILLO n°2 Marzo-Aprile 1990

 

BIBLIOGRAFIA