L'ALBA:

DISCHI VOLANTI E LORO PROBLEMATICA

 

di Luciano Cattaneo

 

 

Si può affermare, senza tema di smentite, che al giorno d'oggi ben poche siano le persone che non abbiano sentito parlare di quei famosi oggetti volanti sconosciuti meglio noti, in Italia ed altrove, con il nome di "DISCHI VOLANTI". E' però altrettanto vero che l'atteggiamento di questa stragrande maggioranza nei confronti del problema U.F.O. (Unidentified Flying Objet) è rimasto immutato nel tempo: esso è fermo su posizioni di diffidenza e di ironica attesa.

Pur sapendo dunque che la massa è sempre restìa ad accettare una realtà nuova e improvvisa, che non rientri negli schemi di sviluppo convenzionali o che potenzialmente potrebbe cambiare il suo modo di pensare, cercheremo di esporre l'argomento in questione elencando le varie teorie e la vasta problematica sorte intorno ai Dischi Volanti.

La prima domanda che a ragione può essere posta è la seguente:

ESISTONO O NON ESISTONO I D.V.?

Sono stati, cioè, avvistati realmente oggetti di forma discoidale nel senso che sono stati fotografati, cinematografati ed osservati, da persone degne di fede, degli aeromobili che seguivano rotte ben determinate e che non potevano essere scambiati per uccelli, palloni sonda, satelliti artificiali, nuvole od altro?

Da questo punto di vista, alla domanda in questione si può rispondere in senso affermativo ricordando inoltre ciò che disse Einstein in merito a tutto il problema U.F.O. :

"Effettivamente c'è qualcuno che ha visto qualcosa.".

Questa affermazione, peraltro già ampiamente sfruttata, rappresenta un caposaldo della ricerca degli appassionati e degli esperti, in quanto una spiegazione di tutto il fenomeno in senso semplicisticamente "psicologico" è un tentativo alquanto labile se lo stesso Jung, nel suo libro: "Su cose che si vedono nel cielo", ebbe a dire:

"E' mia opinione, con tutte le riserve che s'impongono, che esista una terza possibilità: gli U.F.O. sono reali apparizioni materiali, entità di natura sconosciuta, che provengono probabilmente dagli spazi e che erano già visibili, forse da lungo tempo, agli abitanti della Terra, ma che per il resto non hanno con la Terra od i suoi abitanti rapporti di nessun tipo.".

A questo punto sorge la seconda domanda:

CHI SONO E DA DOVE VENGONO?

A questo ulteriore quesito si potrebbe rispondere in due modi: o sono terrestri o sono extraterrestri ; ma è altresì evidente che il problema così impostato, come scelta cioè fra due alternative (si-no, più-meno, bene-male), potrebbe essere sbagliato in partenza. Potremmo, infatti, correre il rischio di incasellare il problema U.F.O. secondo gli schemi della nostra logica ed attendere una risposta che non verrà mai, in quanto il fenomeno potrebbe manifestarsi secondo una filosofia ed una "logica" a noi completamente estranee.

Tesi, comunque, sull'origine terrestre dei D.V. ce ne sono e libri in merito sono stati scritti, solo che le conclusioni essenziali sembrano essere più fantascientifiche della stessa interpretazione extraplanetaria. Secondo queste infatti i D.V. non sarebbero altro che macchine costruite da nazioni terrestri in assoluto segreto, che indisturbate farebbero la spola da un pianeta all'altro o almeno da un capo all'altro del mondo già da molto tempo prima che l'America e la Russia lanciassero i loro Apollo o le loro Vostok.

Ma procediamo con calma e vediamo quali sono i punti su cui poggiano le teorie "terrestri". Sappiamo che già durante la seconda guerra mondiale venivano avvistati dall'una e dall'altra parte dei "globi di fuoco" ed il primo a pubblicare notizie del genere fu il giornale "New Orleans ltem" del 13/12/44. Allora sembrava quasi scontato che simili ordigni fossero le tanto pubblicizzate armi segrete hitleriane ed, in effetti, furono registrate perdite d'aerei da parte americana in conseguenza di avvistamenti di queste sfere di fuoco.

Finita la guerra ci fu, possiamo dire, una specie di caccia alle streghe nel senso che i vari servizi di sicurezza e di spionaggio si interessarono attivamente al fenomeno U.F.O., e ci risulta che parecchie persone che fin d'allora s'interessavano al problema, furono tenute sotto controllo. Tutta la faccenda continuò a turbare i sonni dei massimi esponenti del Pentagono soprattutto quando cominciarono ad arrivare notizie d'avvistamenti dalla Corea, zona allora controllata dal generale Mac Artur il quale ebbe a dire:

"TUTTI I POPOLI DELLA TERRA DOVREBBERO SOPRAVVIVERE AL PERICOLO ATOMICO E FARE UN FRONTE COMUNE, DATA LA PRESENZA D'UNA AVIAZIONE EXTRATERRESTRE" .

In definitiva cosa sarebbe accaduto alla fine della guerra?

E' a tutti nota la corsa intrapresa dalle potenze alleate per impossessarsi delle invenzioni segrete tedesche; fu, quella che seguì, un'equa spartizione di cervelli e di materiale oppure alcune nazioni fecero la parte del leone?

Secondo i sostenitori della teoria "terrestre" gli anglocanadesi sarebbero i costruttori dei DV ed una delle riprove di quanto detto sarebbe la constatazione che solo pochi dollari o sterline sono stati spesi per mettere in orbita satelliti artificiali.

Veniamo ora alla seconda e più affascinante ipotesi, quella "extraterrestre" per intenderci, che, seppur con alterna fortuna, sembra essere oggi la più accreditata. Sorvoleremo, in questa breve analisi, sulla lunghissima casistica di avvistamenti e di atterraggi e sui casi più famosi ed inspiegabili che hanno fatto dei DV uno dei problemi più scottanti del nostro secolo e ci limiteremo qui ad analizzare le problematiche e le interessanti implicazioni sorte intorno al fenomeno.

Dando dunque per scontata l'esistenza oggettiva dei DV, almeno in quei casi ritenuti certi, molti studiosi del problema si posero il seguente quesito:

E' possibile che gli ipotetici esseri, presumibili piloti di questi DV abbiano visitato la Terra anche in tempi remoti e che gli uomini dell'epoca ci abbiano lasciato tracce di questi avvistamenti in disegni, graffiti, manoscritti, sculture?

Da questo studio, condotto oggi sempre più razionalmente, è nata una nuova disciplina: la CLIPEOLOGIA.

Clipeologia significa, infatti, studio di quei famosi scudi di fuoco, in latino "clipei ardentes" citati più volte dagli scrittori latini.

Ricordiamo fra gli altri:

TITO LIVIO - Libro XXI - Cap LXII

Adria 214 a.C.:

"...ad Adria si vide un altare in cielo ed accanto ad esso forme umane vestite di bianco."

LUCANO - "Pharsalia" - Libro I - versi 527/8

"...travi brillanti apparvero all'improvviso, come quelle che si mostrarono dopo la disfatta navale che costò ai Lacedemoni l'impero dl Grecia..."

cap. 35

"...una scintilla cadendo da una stella si accrebbe avvicinandosi alla terra e dopo aver raggiunto la grandezza della luna diffuse la luminosità di un giorno nuvoloso per poi tornare nel cielo sotto forma di torcia..."

GIULIO OSSEQUENTE - "Prodigiorum liber"- Cap. 14

Spoleto 91 a.C.

"...una palla di fuoco color oro rotolò al suolo. Sembrò farsi più grossa poi muoversi sul terreno verso Oriente ed era tanto grande da nascondere il Sole".

Passando poi ai testi indiani come il "Ramayana" leggiamo:

"Le vimanas erano a forma di sfera e navigavano nell'aria per effetto del rasa (mercurio) che originava un forte vento propulsore. Stando sulle vimanas degli uomini potevano anche percorrere grandi distanze in un tempo straordinariamente breve. Le vimanas prendevano la direzione voluta dal pilota volando dal basso verso l'alto, dall'alto verso il basso o indietro, secondo la disposizione del motore".

Anche nel campo dell'arte figurativa preistorica sempre più numerosi sono i ritrovamenti, senza parlare di tutti gli enigmi di tipo archeologico che sembrano avvalorare l'affascinante ipotesi che il nostro pianeta, in epoche remote, sia stato visitato da intelligenze extraterrestri.

La figura offre una panoramica di questi "Antichi Visitatori".

 

 

A questo punto è d'obbligo una digressione di carattere religioso.

Se, infatti, ammettiamo l'esistenza di questi esseri fin dall'alba della storia dell'uomo, molti miti, leggende, storie di carattere religioso e non, potrebbero essere spiegati in termini di avvistamenti U.F.O..

Vorremmo sottolineare questo concetto con un semplice esempio: due individui, di diversa nazionalità, con diversa educazione religiosa, possono dare interpretazioni diverse di uno stesso fenomeno. La presenza improvvisa di qualcosa che non trova riscontro nel bagaglio delle esperienze vissute, potrebbe, ad esempio, essere per l'uno l'apparizione di una creatura divina, per l'altro quella di un robot.

Che cosa ci dice la Chiesa al riguardo?

Essa, inizialmente, era contraria ad ammettere la pluralità dei mondi abitati, poi non ebbe difficoltà a riconoscere la possibilità dell'esistenza di altre creature intelligenti. Ma rimaneva sempre il problema: queste creature discendevano da Adamo oppure no? Erano esse prive del peccato originale oppure il Redentore si era incarnato anche sui loro pianeti d'origine?

Proseguendo su questa strada, l'identificazione di tutta la schiera di creature angeliche con gli Extraterrestri era cosa già fatta: la stella dei Re Magi sarebbe stata un DV, il miracolo di Fatima altrettanto e così via.

Siamo ormai nel campo della pura teoria e tanto vale continuare.

Per altri ricercatori gli extraterrestri non sarebbero altro che i nostri costruttori, i "Demiurghi" della razza umana. La favola antica o la storia del nostro futuro potrebbe cominciare così: un giorno l'uomo fece un essere a sua immagine e somiglianza e lo costruì in modo che potesse vivere su un pianeta dotato di condizioni favorevoli; gli servivano delle informazioni e voleva conoscere, attraverso uno studio comparato, il suo stesso sviluppo e cercare di rispondere ai suoi eterni interrogativi.

Insomma un laboratorio cosmico.

Di tanto in tanto lo aiutò facendogli conoscere il fuoco ed a poco a poco il robot-umanoide che non discendeva da nessun 'altra specie propria del pianeta (dalle scimmie, tanto per intenderci) prese coscienza di se stesso ed a sua volta diresse il suo interesse verso le stelle alla ricerca del suo simile. La storia potrebbe continuare all'infinito e naturalmente non risolverebbe un bel niente, tranne forse tutta quella serie di fenomeni paranormali, che tutti gli uomini sembrano possedere allo stato potenziale, in quanto consegnati all'origine ai vari Adamo, e poi, da questi, trasmessi per ereditarietà con una graduale perdita in percentuale.

La storiella è affascinante, forse eretica, anche se il problema religioso è spostato al Demiurgo; fatto sta che di anelli di congiunzione si è parlato spesso senza trovarli e del nostro cervello, se non andiamo errati, noi ne usiamo una ben modesta parte.

Ma le teorie non sono finite.

Citando ancora Einstein:

"I DV esistono, il popolo che li possiede è un popolo di esseri umani partiti dalla Terra 20000 anni fa",

sembrerebbe chiaro che il nostro pianeta sia già stato la culla di civiltà spaziali, poi eclissatesi per spaventosi cataclismi naturali.

I superstiti, cioè quelli che sfuggirono, mediante astronavi, alla distruzione, sarebbero poi ritornati alla patria d'origine, ma il contatto con i loro antichi fratelli, precipitati nella barbarie più completa, sarebbe stato sempre più difficile ed essi decisero allora di non interferire nella nuova civiltà che stava sorgendo, limitandosi ad osservarla.

Il vivo ricordo, in tutte le tribù indiane dell'America, del ritorno degli Dei Bianchi permise, infatti, la rapidissima colonizzazione europea iniziatasi con Colombo.

Che cosa si può desumere da tutte queste teorie?

La critica è fin troppo facile ed alla portata di tutti, ma una constatazione va fatta: intorno al problema dei DV sono sorte associazioni, segrete e non, a sfondo esoterico e mistico ed ognuna ha interpretato il fenomeno dal proprio punto di vista.

Senza buttare niente possiamo concludere che l'argomento deve essere studiato nella sua completezza, perché giustamente presenta delle implicazioni religiose nell'accezione più larga che si dà a questo termine.

Il tutto tenderebbe a farci capire che la posizione di ricerca e d'indagine debba essere quella dei grandi scienziati e filosofi del passato, ovvero di unione tra tutte le discipline scientifiche e parascientifiche, e non di scissione fra esse.

 

 

 CENTRO CLIPEOLOGICO PARTENOPEO

 

 

da: IL GAZZETTINO di Napoli

6 ottobre 1978