IL TORRENTE DEL CIELO

"URANION RHEUMA"

di Luciano Cattaneo

 

 

" Io ho messo il mio arco nella nuvola "

(Gen. IX: 13)

 

Quando, nell'estate del 1929, l'archeologo Leonard Woolley, scavando sotto le tombe reali di Ur scoprì uno strato di argilla dello spessore di circa 3 metri, che separava due strati di ceramiche di diverso periodo, il mondo sembrò avere certezza di quella catastrofica inondazione meglio conosciuta con il nome di " Diluvio Universale ".

Ulteriori scavi, eseguiti a Kish ed in altre zone della depressione mesopotamica, confermarono la presenza dello strato argilloso su un territorio lungo 630 Km e largo 160.

La ridda d'ipotesi scatenatasi subito dopo la scoperta, le contestazioni sorte fra gli archeologi sulla datazione dei vari scavi, il disaccordo, del resto mai sopito, fra geologi ed archeologi, non fecero altro che spingere studiosi e ricercatori ad un più approfondito esame di testi, leggende, tavolette ed iscrizioni che, direttamente o indirettamente, parlassero del Diluvio.

E' a tutti noto che le leggende sul " Torrente del Cielo " sono sparse un po' dovunque sulla Terra, dall'America all'Australia, dal Tibet alla Lituania, ma, sorvolando sul famoso mito greco di Deucalione, i documenti più importanti in nostro possesso sono senza dubbio la Bibbia e le tavolette di Ninive.

Queste ultime, infatti, decifrate nel 1872 da George Smith, ex disegnatore di biglietti bancari (non è raro il fatto che molte grandi scoperte, soprattutto nel campo dell'archeologia, vengano fatte da dilettanti e non da specialisti), narrano, con dovizia di particolari e con fedele rispondenza al testo biblico, l'avventura e le gesta di Gilgamesh, re babilonese, che alla fine di un eroico viaggio incontra il suo antenato Utnapishtim di Shurruppak (una delle 5 città antidiluviane citate nelle " Liste dei Re ")*: e quest'ultimo racconta di aver costruito una nave trasportando dentro " ogni sorta di semi della vita ", per salvarli da una enorme alluvione.

 

Ma se c'era stato disaccordo nell'interpretazione degli strati, ci si trovò in una confusione ancora maggiore allorquando si cercò di datare il Diluvio in base alle tradizioni scritte.

La datazione di Woolley per il diluvio risale infatti all'inizio del IV millennio a.C. e non si accorda con il testo ebraico del Genesi che, ponendo la data di nascita di Abramo 292 anni dopo il Diluvio, fa risalire il diluvio stesso al 2400 a.C.: ci sarebbe invero la versione dei " Settanta " che, facendo nascere Abramo 1072 anni dopo il diluvio sposterebbe il cataclisma intorno al 3200 a.c.

D'altra parte la più antica tavoletta, che tratti del Diluvio, proviene da Nippur ed è datata intorno al 2200 a.C.; ciò potrebbe far pensare che il racconto biblico, stilato verosimilmente intorno al 600 a.C., sarebbe d'ispirazione babilonese, ma oggi si è universalmente d'accordo nel ritenere più antica la tradizione biblica che deve risalire a quando gli Ebrei abbandonarono le sedi in Caldea dopo la cosiddetta dispersione dei popoli (cfr. Torre di Babele).

A questo proposito molti sostengono l'originalità della Bibbia con l'affermazione che il monoteismo sarebbe la religione primitiva e che finora non è stata trovata una relazione monoteista del Diluvio in scrittura cuneiforme; ci sarebbe però da obiettare che furono gli " Elohim " a fornire a Noè ogni indicazione per la costruzione dell'Arca e che solo a costruzione ultimata " Adonai ", Signore degli Elohim, " serrò l'Arca sopra esso (Noè) ".

Da quanto detto finora risulta tuttavia che il Diluvio fu tutt'altro che universale, e per gli stessi commentatori cattolici, esso fu " universale relativamente, cioè riferendosi alle regioni allora conosciute ed abitate " (Giuseppe Ricciotti).

Eppure numerose ed ammirevoli sono state le teorie tendenti a provare l'universalità del fenomeno: fra tutte val la pena di ricordare quella di Riem. Questi suppose che la Terra, in epoche geologiche relativamente recenti, fosse avvolta in uno strato di nubi che avrebbe prodotto su tutto il pianeta un clima eguale, caldo umido, in definitiva un " effetto serra ". Col progressivo raffreddamento della Terra ed il conseguente condensamento delle masse di vapore si ebbero lunghi ed interminabili temporali su tutta la superficie terrestre.

La teoria è del 1906. In chiave moderna si potrebbe addebitare l'enorme precipitazione a radiazioni particolari provenienti dall'esplosione, a mo' di " nova " o " supernova ", di oggetti stellari invisibili ed ancora non identificabili, presenti nelle vicinanze del nostro sistema solare: l'enorme energia avrebbe provveduto al processo di fusione fra molecole di idrogeno ed ossigeno presenti nell'atmosfera.

E' opportuno, al riguardo, notare che agli occhi di Noè l'arcobaleno apparve per la prima volta solo dopo il diluvio: ciò ha fatto supporre che allora, per la prima volta, gli uomini videro il Sole e tutti i fenomeni ad esso collegati, come si può dedurre da una forzata interpretazione del versetto 22 del cap. VIII del Genesi:

" Da ora innanzi quanto durerà la terra, sementa e ricolta, freddo e caldo, state e verno, giorno e notte giammai non cesseranno".

Ma un cataclisma di simili proporzioni sarebbe identificabile ancor oggi e qui i geologi hanno buon gioco, in quanto tracce di simili eventi sono obiettivamente registrabili solo in sede locale, come è già stato detto. La Scienza, infatti, inquadra il diluvio biblico come corrispondente all'ultimo dei quattro periodi glaciali o, per lo meno, ad una fase di recrudescenza intervenuta durante il rapido ritiro dei ghiacciai dell'ultima glaciazione: va da sé che ad un ritiro dei ghiacciai, conseguenza di una diminuita nevosità, segue un logico e naturale aumento di piovosità.

A questo punto, anche in base all'epoca di inizio di regressione dell'ultima glaciazione (quella di Würm, circa 30.000 anni fa), si potrebbe timidamente avanzare l'ipotesi che il diluvio biblico, fenomeno locale, sia stato modellato sul ricordo di ben altre inondazioni a carattere universale che ebbero inizio nell'èra quaternaria.

Ebbene la tradizione assira del Diluvio, che pone accanto a Gilgamesh non più Utnapishtim bensì Ziusudra, ci dice che quest'ultimo aveva portato in salvo sé stesso e la sua famiglia ben 24510 anni prima del suo incontro con l'eroe babilonese. E' questo evidentemente un dato che, sul piano strettamente umano, non ha alcun riferimento scientifico in quanto, poi, tale lasso di tempo sarebbe stato colmato dalla dominazione di appena 23 re.

C'è ovviamente qualcosa che sfugge ad una fredda analisi scientifica, almeno a quella relativa ai nostri tempi, comunque, se non vogliamo buttare a mare tutte le leggende e le tradizioni dei popoli che ci hanno preceduto e se ammettiamo che il prolungamento della vita umana dipende, oltre che dalla scienza medica, anche da particolari condizioni ambientali, abbiamo da prospettare due ipotesi: o qualcosa (radiazioni?) effettivamente mutò il meccanismo biologico dell' Uomo o i Re leggendari prima del Diluvio e quelli della I dinastia di Kish e di Erech furono, al pari di Gilgamesh, per due terzi di origine... celeste!


*"Liste dei Re": tavole schematiche che riportano la cronologia dei Re prima del Diluvio. Risalgono alla I dinastia di Isin (2100 a. C.).

**Cronologia dello storico babilonese Berosso, vissuto nel III secolo a. C.


 

da IL GAZZETTINO di Napoli

Ottobre 1978