Giambattista Callegari:

un gentleman della ricerca di frontiera

di Luciano Cattaneo

 

Luglio 1990. Un carro funebre si allontana mestamente fra le vie assolate e multicolori di uno dei tanti quartieri popolari di Napoli. Trascina con sé gli sguardi attoniti di una piccola folla che si ritrova affratellata e muta nel ricordo del Sogno, della Grande Speranza.

Addio Giambattista: la compagnia della tua mente è stata un'esperienza piacevole ed appagante.

Aprile 1945, altopiano del Vercòrs (Francia del Sud-Est): un particolare fenomeno naturale, che sfugge alle leggi dell'ottica, aveva portato Callegari alla formulazione del "principio radionico" o "effetto K".

Il principio confermava l'ipotesi di Planck circa l'atomo come "dipolo microfisico naturale, risonatore-oscillatore" e spiegava la dinamica dell'interazione fra i dipoli oscillatori e i biodipoli rivelatori (v. piante da fiori) nei circuiti Lakhowsky.

Lakhowsky, ingegnere russo trapiantato a Parigi, era convinto che le basi della vita non risiedessero nella materia ma in vibrazioni immateriali ad essa associate: le cellule, quindi, quali essenziali unità organiche di tutte le cose viventi, erano antenne elettromagnetiche capaci, come apparecchi radio, di emettere ed assorbire onde di alta frequenza.

Un circuito oscillante richiede un condensatore (fonte di carica immagazzinata) ed una bobina filo; la corrente che va avanti e indietro crea un campo magnetico che oscilla a frequenze che sono rapportate alle dimensioni del circuito. Più piccolo è il circuito, più elevate sono le frequenze.

Nei microscopici nuclei delle cellule viventi si scatenava, quindi, una battaglia di radiazioni quando agenti esterni patogeni (batteri o virus) perturbavano con le proprie oscillazioni l'equilibrio naturale prefissato.

Il problema, ora, era di trovare la fonte di energia che garantisse la produzione e il mantenimento delle oscillazioni cellulari. Lakhowsky pensò che questa energia provenisse dallo spazio, dalle radiazioni cosmiche, e chiamò "universion" questa quantità di radiazioni che, peraltro, filtrava debitamente con delle spirali metalliche avvolte attorno agli oggetti dei suoi esperimenti.

L'etere cosmico, uscito dalla porta della Fisica Ufficiale, rientrava dalla finestra della radiazione onnipresente dove gli elementi disintegrati confluivano per essere trasformati in particelle elettriche.

Lakhowsky morì a New York nel 1943 ma, nonostante gli strepitosi successi ottenuti nel campo della medicina, la sua teoria non ebbe seguito sia per la lacunosità della spiegazione energetica sia, come molti ebbero a dire, per la fortissima opposizione della classe medica che si sentiva colpita al "cuore".

Val la pena, qui, di ricordare, ma solo per i lettori meno accorti, che questa teoria può ricollegarsi a quella degli "influssi cosmici" di Piccardi, come tentativo di spiegazione scientifica dell'Astrologia.

Ma ecco che il testimone viene raccolto, analizzato e codificato, due anni dopo la morte di Lakhowsky, da Callegari.

E' appunto l'Aprile del 1945: il disco lunare, al plenilunio, si inquadra esattamente entro la sezione di un grosso "anello spaccato in alto" (diventerà il simbolo della Radiobiologia Sperimentale) con asse W-E formato dal profilo della Montagne du Grand Larve (St. Agnon-Vercòrs) detta il "Grand Creux". Per pochi minuti la luna appare più luminosa dell'usuale, con colore di tonalità aumentata (giallo argenteo), nitidissima ed ingrandita come emergente dall'anello spaccato.

L'effetto non può essere spiegato in fisica classica né come "effetto diaframma" né come filtro ottico e nemmeno come effetto magneto-ottico normale, ma piuttosto come quello realizzabile con lenti magnetiche in cui sono in gioco elettroni (e non fotoni) in un cilindro di spazio vuoto. Il fenomeno del Grand Creux fa convergere la ricerca nella direzione della fisica degli anelli spaccati e delle cavità risonanti, le cui proprietà sono di risonare elettricamente per lunghezze d'onda fondamentali e sue armoniche. Trattasi, quindi, di una fenomenologia magneto-ottica a radiofrequenza superelevata per segnali puri naturali che induce una sub-eccitazione elettronica nella materia ed i suoi atomi a livello endoorbitale e non già un effetto di sovraeccitazione elettronica a livello interorbitale: organo di studio, questo, della Spettroscopia.

In altre parole la subeccitazione crea un campo (campo K), che è un po' il richiamo dell'universo, con l'apertura di un canale di comunicazione (canale K) nel quale si manifesta una risonanza attuale fra la materia e la sua rappresentazione, e l'effetto K, o principio radionico, è semplicemente il fenomeno di polarizzazione tra il campo K e le particelle del mezzo formante il canale di comunicazione.

Un corpo qualsiasi, quindi, inorganico o organico che sia, ma anche una sua rappresentazione (disegno, foto), purché giacente nel canale K specificamente condizionato, rivelano la loro presenza al di là dei limiti spazio-temporali. Il tutto, ovviamente, presupponendo a monte e a valle due condizioni: la fonte primaria ed il dispositivo rivelatore.

Il vanto di Callegari rimane appunto la realizzazione di quest'ultimo: la ormai nota "Centralina Callegari" o "Dispositivo CRC" che rende possibile governare esternamente il campo K che per sua natura è interno ai corpi e non governabile.

E la causa prima? Callegari mi parlava di un principio cosmogeofisico ed io riandavo con la mente ai soffiatori di Bosch nel "Trittico delle Delizie", mi diceva che era qualcosa che avrebbe rivelato, forse, in punto di morte ma che, comunque, era alla portata di tutti.

Oggi sono convinto che la sua reticenza nascondesse il desiderio inconscio di spingere ogni ricercatore alla scoperta personale, alla folgorazione improvvisa, all'esperienza mistica della rivelazione.

Nell'Universo di Callegari il caso non ha diritto di esistenza, tutto è finalizzato a un disegno intelligente che unisce e regola i rapporti fra Natura e Uomo nel nome di un'alleanza totale e atemporale; l'armonia dantesca delle sfere celesti trova, qui, il suo canale di comunicazione con la formica nera nella notte nera secondo l'antico equilibrio dell'Età dell'Oro.

E' doveroso un ultimo omaggio. Il Sogno e la Grande Speranza non riguardano la cura delle malattie, il ritrovamento di persone e oggetti scomparsi, la molteplicità, insomma, delle applicazioni del dispositivo CRC, ma l'Uomo stesso o meglio la sua unità psicobiologica: da tutta l'opera del Callegari traspare, infatti, un nuovo Umanesimo Scientifico in cui l'Uomo ritesse il suo volto, riscopre di essere stato sempre e soltanto uomo al di là di ogni mito darwinista o monodiano e si pone al centro della Tavola Smeraldina.

 

 

Bibliografia:

Antonio Guccione - "K-Biodetector" - Ed. Fausto Fiorentino - Napoli

G. B. Callegari - "Radiobiologia Sperimentale" - Famital - Napoli

G. B. Callegari - "Radionica e Radiobiologia" - Spazio Uno - Napoli

Ringraziamenti:

Quinto Quinzii

Raffaele Troise

Salvatore Mitilino

 

 

 

Giambattista Callegari esperto in Radionica e Radiobiologia - E' insignito di numerose onorificenze, nazionali ed estere (Colleges, Accademie, ecc.). Socio USPI. 1940: libero ricercatore nel campo della Fisica e della Radiobiofisica. 1945: scoperta dell'effetto K (o radionico), in seguito alla riconsiderazione di alcuni particolari aspetti fisici e tecnici (atomo-dipolo di Max Planck; raggi mitogenetici di Alessandro Gurwitsch: interazione tra dipoli e biodipoli di Jeorges Lakhowsky, radio-onde cosmiche di Jansky, Laber, radaristi). 1946: fisica particolare del dipolo-pendolo, circuito a reazione paragiroscopica. Realizzazione del K-Biodetector Callegari. 1947: Realizzazione del dispositivo CRC-Callegari per lo studio ed il telestudio (su foto) degli esseri viventi e degli uomini. K teoria e teoria Radiobiologica. 1950: I° monografia. Laurea "National College Inc. Toronto". 1952: il "Photonic Filter-Callegari" per la fotografia e la cinematografia (effetto K-radioplastico delle immagini). 1957: volume "Radiobiologia sperimentale". 1968:volume 'Radiobiologia sperimentale".

Edizioni torinesi "Lui chi è?", 1971

 

da: RICERCA 90 N° 5 - Gennaio 1991